Mascherine di protezione: differenze tra FFP1, FFP2 e FFP3

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Mascherine di Protezione

Mascherine di protezione: differenze tra FFP1, FFP2 e FFP3

Le mascherine di protezione sono fra i DPI respiratori più diffusi e, dopo la pandemia, sono entrate nell’immaginario collettivo come sinonimo di sicurezza. Tuttavia, nel contesto industriale e professionale assumono un significato ancora più critico: ridurre l’esposizione a polveri, nebbie, fumi e agenti biologici che, alla lunga, possono compromettere la salute.

Perché proteggere le vie respiratorie?

Ogni giorno, in settori che vanno dall’edilizia alla chimica, passando per l’agroalimentare, i lavoratori inalano particelle sospese che possono penetrare negli alveoli polmonari. Le conseguenze variano da irritazioni acute a patologie croniche gravi.

Qui entrano in gioco i DPI respiratori: dispositivi progettati per filtrare l’aria inalata o fornire aria pulita in ambienti contaminati. Oltre a salvaguardare la salute individuale, limitano assenze per malattia, riducono costi sanitari e garantiscono la conformità legislativa.

Mascherine di Protezione: normativa di riferimento e marcatura CE

  • Regolamento (UE) 2016/425: inquadra tutti i dispositivi di protezione individuale.
  • Norma EN 149:2001+A1:2009: specifica requisiti, prove e marcatura delle mascherine filtranti contro particelle (FFP).
  • Marcatura CE: attesta che il prodotto ha superato le prove di laboratorio di un organismo notificato e rispetta i parametri di filtrazione e resistenza respiratoria.

Il datore di lavoro ha l’obbligo di effettuare la valutazione del rischio, scegliere il dispositivo adatto e formare il personale sul suo uso corretto.

Tipologie di Mascherine di Protezione

La sigla FFP (Filtering Face Piece) è seguita da un numero che indica il livello di efficienza filtrante e la perdita interna totale ammessa.

FFP1: protezione di base

  • Quando usarla: attività con polveri non fibrogene dove il TLV (valore limite) non è superato di oltre 4 volte.
  • Vantaggi: resistenza respiratoria molto bassa, comfort elevato, costo ridotto.
  • Limiti: non adatta contro aerosol tossici o agenti patogeni.

FFP2: la più versatile

  • Quando usarla: lavori con polveri di cemento, silice cristallina, nebbie d’olio, protezione anti-influenza e anti-COVID-19 in ambito sanitario.
  • Vantaggi: buon equilibrio fra protezione e sforzo respiratorio; ampia disponibilità di modelli pieghevoli, a conchiglia o con valvola.
  • Limiti: non sufficiente per sostanze particolarmente tossiche o concentrazioni oltre 10 × TLV.

FFP3: il massimo livello filtrante

  • Quando usarla: esposizione ad aerosol altamente nocivi o concentrazioni elevate (fino a 30 × TLV); particelle ultrafini, virus trasmessi per via aerea, fibre di amianto.
  • Vantaggi: massima efficienza, spesso integrano guarnizione full-face e strato di carbone attivo per sostanze odorigene.
  • Limiti: maggiore resistenza respiratoria, prezzo più alto; richiede un fit test accurato per garantire la tenuta.

Mascherine di protezione con o senza valvola?

  • Senza valvola: filtrano l’aria in entrata e in uscita. Ideali dove è necessario proteggere sia l’utilizzatore sia l’ambiente (es. operatori sanitari che devono evitare di contaminare il paziente).
  • Con valvola: l’aria espirata viene espulsa con minore resistenza, riducendo calore e umidità interna. Non vanno usate in ambienti sterili o dove il lavoratore potrebbe trasmettere agenti patogeni.

Buone pratiche di utilizzo

  1. Scelta consapevole
    • Identificare tipo e concentrazione del contaminante.
    • Verificare le schede di sicurezza (SDS) delle sostanze.
    • Confrontare i valori misurati con i TLV o VLEP nazionali.
  2. Vestibilità (fit)
    • Eseguire un fit test qualitativo (odorante) o quantitativo (strumento Portacount).
    • Controllare l’aderenza ogni volta tramite fit-check inspiratorio ed espiratorio.
  3. Durata e sostituzione
    • Mascherine monouso = un turno di lavoro o finché non diventano umide/ostruite.
    • Mascherine riutilizzabili = seguire le indicazioni del produttore per la sanificazione e il numero massimo di utilizzi.
  4. Conservazione e smaltimento
    • Tenere i DPI in confezione sigillata, lontano da fonti di calore e luce diretta.
    • Smaltire come rifiuto speciale se contaminato da sostanze pericolose o agenti biologici.

Criteri di scelta per settore

  • Edilizia & demolizioni: FFP2 per polveri di cemento e silice; FFP3 in caso di fibre di amianto durante bonifiche.
  • Metalmeccanico: FFP2 con valvola per fumi di saldatura; FFP3 per taglio plasma in piccoli spazi.
  • Chimico-farmaceutico: FFP3 senza valvola e con guarnizione integrale per polveri farmaceutiche citotossiche.
  • Agroalimentare: FFP1 per farine; FFP2 per additivi aromatici in polvere o disinfestazioni.
  • Sanità e laboratorio: FFP2 per isolamento standard; FFP3 per procedure su patogeni a trasmissione aerea (es. tubercolosi, SARS-CoV-2).

Conclusioni

La selezione corretta di una mascherina FFP1, FFP2 o FFP3 non è una formalità burocratica, ma un investimento concreto nella salute dei lavoratori e nella produttività dell’azienda. Considerare il grado di pericolo, la concentrazione degli inquinanti e il comfort operativo è essenziale per garantire che il DPI venga indossato con costanza ed efficacia. Affidarsi a partner competenti come Ratti Srl consente di trasformare l’obbligo di legge in un vantaggio competitivo: ambienti più sicuri, personale più motivato e reputazione aziendale rafforzata.

Per ulteriori informazioni o per richiedere una consulenza dedicata, contattaci: il team Ratti Srl è a tua disposizione per aiutarti a respirare… sicurezza!

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